
Nei mesi che seguirono la tentazione di "riprovare" c'era sempre, pero' a Napoli non mi mancava niente: lavoro, famiglia, amici, mia madre pensava a lavarmi i vestiti, prepararmi da mangiare, mentre nella pensione di H.I.Ambacht dovevo lavarmi e stirarmi da solo gli abiti, la sera quando si tornava dal lavoro la proprietaria della pensione (un'anziana signora austriaca) preparava un pentolone di cibo che metteva sul tavolo dove tutti gli operai italiani, spagnoli, portoghesi, greci etc.etc. stanchi e affamati si riempivano il piatto di quel cibo che la padrona credeva di aver cucinato "all'italiana", tra di loro litigavano per riempirsi il piatto piu' abbondante, molti di loro stanchi da lavoro non si facevano neanche la doccia e la sera quando si andava a dormire c'era un cattivo odore dappertutto. Mamma mia! Dove ero capitato?
Lentamente stavo dimenticando questo periodo passato lontano da casa mia, avevo gia' trovato un buon lavoro a Napoli, avevo il mio scooter (vespa), e tanti amici, di sera dopo il lavoro c'era sempre un posto dove andare, il sabato sera si andava a ballare. Spesso a Napoli incontravo turisti olandesi e io mi divertivo a discutere con loro con quelle poche parole che conoscevo. Sembrava che il mio periodo in Olanda fosse stato solo una parentesi, ma... mi sbagliavo. Ormai erano passati un paio d'anni, molti amici miei si erano allontanati perche' avevano una fidanzata fissa, intanto mi ero comprato una bella "mini cooper" e trovavo sempre una ragazza per uscire, non ci pensavo neanche a legarmi con una fidanzata. C'era una ragazzina di 16 anni che cercava sempre di infilarsi tra i miei amici per essere accompagnata da me, ma io puntualmente la lasciavo a piedi perche' non m'interessava (in quei momenti mi odiava). Quella ragazzina sarebbe diventata mia moglie!
Ricordo...era una sera di dicembre, eravamo in un bar e si parlava tra i pochi amici rimasti liberi dalle fidanzate, eravamo stufi della routine di tutti i giorni. Senza pensarci molto decidemmo di avventurarci verso l'estero; io, Ciro, Raffaele, e un altro che non ricordo il nome, saremmo partiti con la mia auto. Non era l'Olanda il paese di destinazione. I miei amici dicevano che in Germania c'era piu' opportunita' di lavoro e poi ci saremmo diretti in un posto dove Ciro c'era gia' stato alcuni mesi prima. Ero in minoranza e accettai la Germania. (era meglio non averlo mai fatto). Dopo aver trascorso le feste di natale con le nostre famiglie lasciammo l'Italia ...era gennaio del 1969.
Lascio immaginare il disagio del viaggio, 4 persone piu' i bagagli in una piccola auto tra le montagne coperte di neve della Svizzera, a quei tempi non c'erano tante autostrade, con l'auto ci si arrampicava attraverso stradine desolate e lastricate di ghiaccio, si raggiungeva quasi la cima del S.Gottardo, ci si caricava l'auto su un trenino e attraversando il traforo si arrivava nel cantone tedesco. Eravamo giovani e affrontavamo queste difficolta' ridendoci sopra. Durante il viaggio ricordo che trovammo un pollo e lo tenemmo come mascotte ma giunti a destinazione il piu' "cattivo" di noi gli tiro' il collo e ce lo mangiammo.
Stanchi e infreddoliti giungemmo a Singen un paesino a sud della germania, Io e Ciro trovammo un lavoro, e per un po' sostenemmo anche le spese degli altri (prima di partire avevamo fatto un patto "uno per tutti e tutti per uno"). Io andai a lavorare in una fabbrica di interruttori elettrici. Abitavo in una pensione troppo lontana dal mio lavoro, dividevo la mia stanza fredda e sporca con 3 italiani, che quando parlavano tra loro nonostante fossero meridionali come me, non li capivo, erano contadini e chissa' da che parte d'Italia venivano, mi guardavano con sospetto perche' avevo dei bei vestiti, una bella macchina, avevo cura della mia persona, insomma pensavano che io fossi un ladro o un imbroglione.
Una sera ci manco' poco a non essere accoltellati. Mentre eravamo al "black horse", Io e Ciro, stavamo seduti bevendo qualcosa, quando sulla pista da ballo si esibirono due splendide ballerine olandesi. Appena seppi la loro nazionalita' ebbi un tuffo al cuore, io e il mio amico cercammo in tutti i modi di incrociare i loro sguardi e ci riuscimmo. Vennero a sedersi al nostro tavolo, io usai quelle poche parole piu' essenziali che si usano quando non si conosce bene una lingua, mentre sbagliavo nel parlare loro ridevano...ridevano, risultammo subito simpatici, stavamo per uscire con loro, ma fummo circondati da un gruppo di tedeschi arrabbiati che non sopportavano l'idea di vedersi "soffiare" le ragazze, fortunatamente qualcuno chiamo' la polizia che riusci' a calmarli. Rimandammo il nostro incontro con le ragazze, ci recammo altre sere in quel locale ma le ballerine erano ormai partite. Ero alla guida della mia "mini" viaggiando verso nord mentre pensavo a questo episodio. Stavo andando via! Con Ciro, Raffaele e l'altro amico.
Singen era un paese troppo piccolo, quindi decidemmo di andare a Radevormwald, un paesino vicino la cittadina di Remscheid. Radevormwald non era meglio di Singen, era un paesino della stessa grandezza e si somigliava molto, (il mio pensiero fisso era l'olanda) non fummo accolti bene dal padre di Lello perche' era di antica mentalita' e poiche' aveva anche tre figlie femmine temeva che ospitandoci la gente potesse pettegolare. Quella notte dormimmo in macchina. Al mattino avevamo gli occhi rossi ed eravamo piu' stanchi di prima, il freddo era insopportabile, con i pochi soldi che avevamo, trovammo un posto per dormire. Una piccola stanza con due letti matrimoniali, io e Ciro dormivamo insieme ma spesso ero svegliato da qualche ragazza che Ciro si era portato al letto e io rispettando la loro intimita' andavo a prepararmi un caffe' in cucina. In quel paese agli altri immigrati non piaceva che noi appena arrivati conoscevamo gia' tante ragazze, forse perche' eravamo ragazzi di citta', eravamo piu' gentili, con modi di fare diversi da loro, molte volte ricevevamo lettere di minaccia, questo non ci spaventava, ma non era normale vivere in questo modo. Una mattina dopo aver liberato la mia auto da un cumulo di neve vidi tutte le ruote squarciate con un coltello. Pensai subito - io da qui' me ne vado!- Pieno di rabbia mi promettevo di ritornare con i miei amici di Scheveningen e vendicarmi. Quel paio di mesi del 1969 furono i piu' brutti della mia vita, fu da allora, forse per lo stress o da una cattiva alimentazione che cominciai a perdere i capelli. Ciro (di lui avro' ancora molto da dire) e Raffaele restarono in quel posto perche' si erano fidanzati con 2 ragazze siciliane, (seppi dopo che Raffaele si sposo' con una di queste).
Finalmente tornavo in Olanda! Avevo un conto in sospeso con questo paese, era come se in passato avessi conosciuto una donna e non aver avuto nessun feeling. Cercai di convincere i miei amici a seguirmi ma non ci riuscii. Quella mattina ero euforico, allegramente preparai i miei bagagli e partii. Quando attraversai la frontiera tra Olanda e Germania mi sembrava di essere uscito da un incubo, era chiaro che dopo Napoli e l'Italia stessa, era questo il paese che mi dava piu' sicurezza. Tornai ad Alblasserdam, il cantiere navale "Van der Giessen de Noord" mi assunse di nuovo e per i primi tempi fui ospitato dal mio amico Pasquale che che avevo conosciuto durante il mio primo soggiorno, lui era rimasto in Olanda, si era sposato ed aveva anche un figlio. Mi sentivo a casa mia!!
Ritrovai Michele un amico italiano originario di Brindisi giovane come me e questa volta era tutta un'altra cosa, la sera uscivamo sempre, conoscevamo un sacco di amici e amiche. Una sera ero a Dordrecht col mio amico in un locale "Carel Jooren" pieno di gente. Tra il rumore di bicchieri, il chiasso della gente e il fumo di sigarette, da lontano mi attiro' una testa tutta rossa, sotto quella testa c'era una bella ragazza di 17 anni. Era Corinne!! Corinne Vogel.
Diventammo subito amici e dopo lei conobbi Femma, di qui sono tuttora in contatto. Femma è stata sposata con Pasqualino ed ha avuto due splendidi figli. E incredibile per come il destino delle persone sia collegato da un filo sottilissimo. (molte persone erano destinate a nascere in Olanda per merito mio, forse avro' l'occasione di citarli tutti in seguito). Rividi il mio amico Kees, ogni tanto andavo a Scheveningen da lui. Conobbi altri amici tutti olandesi (Dio come vorrei incontrarli....) pero' stavolta ci andavo con la mia auto mentre in passato dovevo andarci col treno, (in quel periodo mi capitava spesso di dormire a casa di Kees e la madre sempre molto ospitale la mattina mi serviva un bel pezzo di torta e un paio di squisiti caffe' olandesi, Hanny la sorella di Kees era sempre molto gentile con me.
Intanto il mio amico Kees mi disse: -perche' non vieni a vivere a Scheveningen? Io trovero' un alloggio per te.- Dopo un po' mi disse che la madre di Jaap era disposta per pochi soldi a darmi una cameretta in affitto completo di vitto. Accettai e mi trasferii. Per piu'di 6 mesi vissi come un componente della famiglia, il cibo olandese mi piaceva, le mie camice erano sempre stirate e imparavo molto bene la lingua. Kees era innamorato della mia auto che e io gli facevo guidare spesso. Ogni tanto chiedevo 10 giorni di vacanza e con la mia "mini cooper" correvo a Napoli, giusto il tempo di portare i regali alla mia famiglia e incontrare gli amici, ma dopo un paio di giorni sentivo la nostalgia dell'Olanda e ripartivo.
Abitavo ancora a Scheveningen quando mio padre mi scrisse che era rimasto senza lavoro e non riusciva a trovarne un altro.
Ma questa è un'altra storia...
A presto, Enzo.
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